LA DIFESA DEI VALORI
Benedetto XVI al Movimento per la vita: «La difesa della vita umana è diventata oggi più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo»
«Il rispetto della vita, è la prima giustizia»
Il Papa: la legge sull’aborto non ha risolto i problemi, ma aperto ulteriori ferite nelle società
Pubblichiamo il testo integrale del discorso pronunciato ieri da Benedetto XVI ai rappresentanti del Movimento per la vita
C ari fratelli e sorelle, con vivo piacere vi accolgo quest’oggi, e a ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto. In primo luogo, saluto monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, e i sacerdoti presenti. Un saluto speciale indirizzo all’onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, e sentitamente lo ringrazio per le gentili parole che mi ha indirizzato a nome vostro. Saluto i membri del Direttivo nazionale e della Giunta esecutiva del Movimento per la vita, i presidenti dei Centri di aiuto alla vita e i responsabili dei vari servizi, del Progetto Gemma, di Telefono verde, Sos Vita e Telefono rosso. Saluto, inoltre, i rappresentanti dell’Associazione Papa Giovanni XXIII e di alcuni Movimenti per la vita europei. Attraverso di voi, qui presenti, il mio pensiero affettuoso si estende a coloro che, pur non potendo intervenire di persona, sono spiritualmente a noi uniti.
Penso specialmente ai tanti volontari che, con abnegazione e generosità, condividono con voi il nobile ideale della promozione e della difesa della vita umana fin dal suo concepimento. La vostra visita cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa.
Certamente molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze.
Tanto impegno, in verità, in questi anni è stato profuso, e da parte non solo della Chiesa, per venire incontro ai bisogni e alle difficoltà delle famiglie. Non possiamo però nasconderci che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli, sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro. È necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno. Per i cristiani resta sempre aperto, in questo ambito fondamentale della società, un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Per questo, cari fratelli e sorelle, domando al Signore di benedire l’azione che, come Centro di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, voi svolgete per evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili, operando nel contempo sul piano dell’educazione, della cultura e del dibattito politico. È necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile, perché il seguace di Cristo è chiamato ad essere sempre più ‘profeta’ di una verità che mai potrà essere eliminata: Dio solo è Signore della vita. Ogni uomo è da Lui conosciuto e amato, voluto e guidato.
Qui soltanto sta l’unità più profonda e grande dell’umanità, nel fatto che ogni essere umano realizza l’unico progetto di Dio, ognuno ha origine dalla medesima idea creatrice di Dio. Si comprende pertanto perché la Bibbia afferma: chi profana l’uomo, profana la proprietà di Dio (cfr Gn 9,5). Quest’anno ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo il cui merito è stato quello di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali, di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti. Come ho recentemente ricordato, nella mia visita all’Onu, ai membri delle Nazioni Unite, «i diritti umani debbono essere rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori. La promozione dei diritti umani rimane quindi la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza». Per questo è oltremodo lodevole anche il vostro impegno nell’ambito politico come aiuto e stimolo alle istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola «dignità umana». La vostra iniziativa presso la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, nella quale affermate i valori fondamentali del diritto alla vita fin dal concepimento, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, del diritto di ogni essere umano concepito a nascere e ad essere educato in una famiglia di genitori, conferma ulteriormente la solidità del vostro impegno e la piena comunione con il Magistero della Chiesa, che da sempre proclama e difende tali valori come ‘non negoziabili’. Cari fratelli e sorelle, incontrandovi il 22 maggio del 1998, Giovanni Paolo II vi esortava a perseverare nel vostro impegno di amore e difesa della vita umana, e ricordava che, grazie a voi, tanti bambini potevano sperimentare la gioia del dono inestimabile della vita. Dieci anni dopo, sono io a ringraziarvi per il servizio che avete reso alla Chiesa e alla società.
Quante vite umane avete salvato dalla morte!
Proseguite su questo cammino e non abbiate paura, perché il sorriso della vita trionfi sulle labbra di tutti i bambini e delle loro mamme. Affido ognuno di voi, e le tante persone che incontrate nei Centri di aiuto alla vita, alla materna protezione della Vergine Maria, regina della famiglia, e mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, di cuore benedico voi e quanti fanno parte dei Movimenti per la Vita in Italia, in Europa e nel mondo.
Benedetto XVI
«La Chiesa non si stanca di ribadire il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo e promuove iniziative a sostegno delle donne e delle famiglie» «Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno»
Il presidente della Repubblica: «Non dovrà più accadere che una donna rinunci alla maternità per ragioni economiche». Il no all’aborto? «Responsabile e lungimirante»
Fermare l’aborto, finalmente si ragiona
Consensi per Napolitano. Riflessi laicisti condizionati contro il Papa
DA ROMA
PIER LUIGI FORNARI
I n ventiquattro ore il tema dell’aborto, e soprattutto delle misure che possono prevenirlo, torna ad occupare il dibattito politico. Domenica è stato il caso di una lettera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in risposta ad una lavoratrice precaria che pensava di abortire. Il Capo dello Stato ha evidenziato la necessità che il nuovo Parlamento affronti le politiche rivolte alla famiglia, rendendola conciliabile con la vita lavorativa. Ieri a far riflettere è stato il discorso di Benedetto XVI al Movimento per la vita.
Sono unanimemente positivi i commenti a Napolitano, che tra l’altro ha condiviso «la felicità» della donna per la scelta «responsabile e lungimirante », di non abortire. Mentre nel caso del discorso del Papa, che pure ha sollecitato politiche in favore della maternità, in diversi casi è scattato, soprattutto nel centrosinistra, il riflesso condizionato della difesa della 194. «Non deve più accadere che una giovane donna rinunci alla maternità per ragioni economiche », è stato il commento entusiasta alle parole di Napolitano del ministro ombra del Pd per le Pari Opportunità, Vittoria Franco, che ha provocato le critiche del radicale Silvio Viale: «La scelta di abortire o meno riguarda ognuno di noi». Nel Pd, tuttavia, anche per Anna Paola Concia «l’intervento del Capo dello Stato è un grande passo in avanti per la crescita civile del nostro Paese ». «La politica raccolga quest’appello », ha aggiunto nel medesimo partito Enrico Letta.
Consensi per il richiamo di Napolitano anche dalla maggioranza, dove il neoministro Mara Carfagna l’ha definito «alto e nobile», assicurando che rappresenta «la bozza programmatica» del suo impegno alla guida delle Pari Opportunità. «È attraverso la nascita di una nuova vita che una Nazione trova legittimazione e si rinnova», ha commentato il ministro per le Politiche giovanili, Giorgia Meloni. E Eugenia Roccella (Pdl) ha raccolto «con convinzione » l’appello «a rimettere al centro della politica la maternità, troppo a lungo confinata nello spazio privato». Nell’Udc, poi, Luca Volonté ha auspicato «un ampio dibattito in Parlamento in vista del Dpef».
Sul discorso del Papa, invece, il consenso è accompagnato dai consueti riflessi condizionati laicisti (e da non poca approssimazione). Per l’ex ministro della Salute, Livia Turco, quella del Papa è «una preoccupazione che non è giustificata dai fatti», anche se c’è bisogno di «politiche a favore dei figli per conciliare lavoro e famiglia riconoscendo alle donne fiducia per le loro capacità morali». La 194 «non va toccata», ha sostenuto sempre nel Pd Rosaria Iardino. «È una legge che ha funzionato, dimezzando in questi 30 anni gli aborti», ha concordato Vittoria Franco, aggiungendo però che va potenziato «l’aspetto della prevenzione ». «È stato praticamente cancellato l’aborto clandestino», ha addirittura vantato il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, lanciando un appello alla «responsabilità politica». Anche per Dorina Bianchi la 194 «ha portato portato grandi risultati ».
Ma nel Pdl, per Isabella Bertolini è necessario aprire un dibattito «sull’eventualità di mettere mano ad una legislazione che, nel tempo, ha mostrato difetti e limiti significativi ». Barbara Saltamartini ha sostenuto che le parole Papa «richiamano ad una riflessione che oggi più che mai è opportuno aprire sul tema della vita». E ancora la Carfagna, ritiene che «il problema non è discutere la 194, ma applicare la cultura della vita che in questi trent’anni, come dice giustamente il Papa, è stata svilita. Serve una normativa a favore della famiglia che incentivi le nascite e a favore delle donne affinché rinuncino ad abortire». «O si dà ragione al Papa o si difende la legge sull’aborto», l’ha criticata la radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, eletta alla Camera nelle liste del Pd. Ma per Arturo Iannaccone, del Movimento per l’autonomia, è una «verità» che a 30 anni dall’approvazione della 194, «difendere la vita umana è diventato più difficile». Esplicito l’udc Luca Volonté: «Vita e famiglia contengono una sacralità innata. Bene ha fatto il Papa a rivolgere un appello per la loro difesa».
Casini: «Sulla 194 è ora di voltare pagina»
DA ROMA SALVATOREMAZZA
on il permettere l’aborto non solo non sono stati risolti «i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari», ma è stata aperta «una ulteriore ferita nelle nostre società». Per questo «è necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare»; e lo è tanto più oggi, nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, in quanto «i diritti umani debbono essere rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori».
Benedetto XVI s’è così rivolto ieri mattina ai membri del Movimento per la Vita, tornando a sostenere le ragioni che devono spingere verso il rifiuto dell’aborto e, nello stesso tempo, lodando il lavoro svolto dai suoi ospiti in tre decenni di impegno sia sul versante della solidarietà concreta alle madri in difficoltà, sia su quello delle iniziative di sensibilizzazione rispetto alla difesa della vita, impegno diventato «oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo».
Occasione dell’udienza, che ha visto nell’Aula delle Benedizioni oltre un migliaio di aderenti del Movimento per la Vita, l’inizio delle manifestazioni da questo promosse a trent’anni dall’introduzione in Italia della legge 194. UC na legge, secondo il presidente del MpV Carlo Casini, che ha incontrato i giornalisti al termine dell’udienza, «che va cambiata, senza alcun dubbio». «Molti – ha affermato Casini – dicono che la 194 va “applicata integralmente”, ma noi diciamo: no, è una legge che va modificata, perché in essa ci sono un sacco di belle parole messe lì solo per ingannare la gente. Certo, un cambiamento graduale, e certamente non vogliamo che le donne che abortiscono finiscano in prigione, ma è venuto il momento di voltare pagina». Tra i meriti del Movimento, oltre certamente a quello di aver «aiutato oltre 100mila donne a mettere alla luce il proprio figlio», Casini rivendica come merito dei membri del MpV di «aver contribuito a non chiudere il capitolo aborto. E deve venire il momento – aggiunge – in cui cattolici e non cattolici si confrontino serenamente sulla questione». È in questa direzione che si muove l’iniziativa, particolarmente lodata anche dal Papa nel suo discorso, della petizione che verrà presentata il prossimo mese di dicembre all’Unione Europea “Per la vita e la dignità dell’uomo” «perché la vita fin dal concepimento e la famiglia – spiega Casini – vengano poste al centro dell’attenzione dei legislatori».
Nel suo saluto al Pontefice, ripercorrendo i trent’anni di impegno del MpV, Casini ha detto tra l’altro: «Ci domandiamo: se poche persone, e con pochi mezzi, hanno potuto ottenere un così rilevante risultato, quanto maggiore sarebbe il beneficio se vi fosse l’impegno dello Stato e della società tutta intera? ».
Il merito del Movimento per la vita è quello di non aver chiuso il capitolo su questo tema. Cattolici e non cattolici devono confrontarsi serenamente
GLI APPELLI DI BENEDETTO XVI E DEL CAPO DELLO STATO
QUELLE VOCI SIMMETRICHE CI INDICANO LA VERÀ PRIORITÀ
MARINA CORRADI
Qualcosa che somiglia a una condivisa preoccupazione. Nel giro di poche ore il Papa e il presidente della Repubblica hanno parlato di aborto e di famiglia. Prima Napolitano, rispondendo alla lettera di una donna che aveva pensato di rinunciare al figlio per le difficoltà materiali che la maternità le poneva. Poi Benedetto XVI, incontrando ieri il Movimento per la Vita a pochi giorni dal trentennale della legge 194. Accenti e sguardi diversi, naturalmente. E tuttavia anche, in alcuni passi, come la traccia di una simmetria. Sia il Papa che Napolitano si sono soffermati sulla insicurezza del lavoro e sulla difficoltà di mantenere dei figli che gravano sulle giovani coppie. Sia il Papa che Napolitano hanno esortato le istituzioni e dunque la politica a rimettere al centro la difesa della vita e della famiglia. Il presidente ha ricordato quella «missione essenziale» sancita dalla Costituzione a «mantenere, istruire ed educare i figli».
È una convergenza, quella fra le parole di Benedetto XVI e della prima carica dello Stato, che rincuora e che dà qualche motivo di speranza. Rincuora, dopo una stagione in cui in Italia si è sentito parlare di famiglia soprattutto per parlare di «altre » e alternative «famiglie», e di maternità quasi solo per ribadire il «diritto» all’aborto o il «diritto» al figlio sano, questo ritrovarsi di due voci dalla storia così diversa attorno alla urgenza di rimettere al centro la famiglia e la maternità. E dà qualche speranza, quel loro appello alla politica, simmetrico sebbene da alcuni asimmetricamente accolto. Perché, diciamolo, che il Papa esorti a occuparsi di vita non è certo una novità; ma che lo faccia un presidente laico, proveniente dalla storia del Pci, e nelle stesse ore, non è cosa di tutti i giorni.
Poi, certo, il discorso di Benedetto XVI si allontana da quel condiviso appello e risale più indietro, alle radici della cultura che da decenni ha impresso il suo marchio in questo Paese. Trent’anni dopo, ha detto con chiaro riferimento alla 194, difendere la vita è diventato più difficile, «perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo». È un’analisi netta: la legge non solo legalizzò l’aborto, ma operò sulla percezione collettiva di che cosa l’aborto è. La soppressione di un figlio, una volta eliminato il reato, ha cominciato a essere avvertita come qualcosa di meno grave; che veramente poi di un figlio si tratti, e non di un nulla, può dipendere oggi dal fatto che i genitori quel figlio lo desiderino, oppure no (in un servizio televisivo abbiamo visto una coppia chiamare «bambino» l’embrione di due mesi voluto e prodotto in provetta, mentre di «bambini» uguali ne vengono cancellati in Italia 130 mila l’anno: è un figlio, solo se lo desidero).
La 194 dunque ha cambiato il nostro modo di pensare all’aborto. Forse, in maniera meno evidente ma profonda, è intervenuta anche sul modo di pensare alla propria vita. Cinquant’anni fa davanti a una gravidanza imprevista c’erano, sì, gli aborti clandestini, ma c’erano anche tante coppie che – riconoscendo in quel figlio inatteso una evidenza innegabile – formavano una famiglia. Sacrificando forse libertà e ‘autorealizzazione’. Però diventando a poco più di vent’anni adulti, e costruendo insieme. Scelta che rifletteva un collettivo ‘favore per la vita’ che oggi manca. Come un vederla, e riconoscerla; magari rifiutarla anche, per disperazione; ma senza chiamare orgogliosamente questa scelta ‘diritto’.
La politica aiuti a «mantenere, istruire ed educare i figli», ha detto il presidente citando la Costituzione. Ricominciamo da questi diritti. Anche se farli nascere, i figli, è «la prima giustizia » – e questo lo ha detto il Papa. Chissà che, insieme, le parole di due ottantenni dalle storie così lontane e divise non inducano l’Italia a riflettere. E ad agire. |