Benedetto XVI condanna la legge sull’aborto: «Ha generato uno svilimento del valore della vita»

CITTA’ DEL VATICANO
In trent’anni la legge sull’aborto ha creato «una mentalità di progressivo svilimento del valore della vita» e «un minor rispetto per la stessa persona umana». Nuovo affondo del Papa sull’aborto. In occasione dell’udienza, nell’aula delle Benedizioni, ai membri del Movimento per la vita, Benedetto XVI condanna la legge 194: «L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza – dice – non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze».

«La vostra visita – sottolinea Ratzinger rivolgendosi ai membri del Movimento per la Vita – cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione – ammonisce Benedetto XVI – non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza – conclude – ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa».

«Evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili»: nuovo monito di Benedetto XVI contro l’aborto. In occasione dell’udienza di questa mattina ai membri del Movimento per la Vita, il Papa invita a «proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi». «Per questo, cari fratelli e sorelle – prosegue Ratzinger – domando al Signore di benedire l’azione che, come Centro di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, voi svolgete per evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili, operando nel contempo sul piano dell’educazione, della cultura e del dibattito politico».

«È necessario – invita il Papa – testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile». E infine ricorda che «la promozione e la difesa della vita umana fin dal suo concepimento» è un «nobile ideale».

12 maggio 2008 – Corriere della Sera

«necessario promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie»

Il Papa attacca la legge sull’aborto: «Ha aperto una ferita nella società italiana»

Per il Pontefice la 194 ha generato «una mentalità di progressivo svilimento del valore della vita»

ROMA – Un duro attacco alla 194 da parte del Papa. In trent’anni la legge sull’aborto ha creato «una mentalità di progressivo svilimento del valore della vita e un minor rispetto per la stessa persona umana» ha detto il Santo Padre.

Papa Benedetto XVI (Ansa)

«UNA NUOVA FERITA» – In occasione dell’udienza, nell’aula delle benedizioni, ai membri del Movimento per la vita, Benedetto XVI condanna così la legge 194: «L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza – ha detto il Pontefice – non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze. La vostra visita – ha sottolineato Ratzinger rivolgendosi ai membri del Movimento per la Vita – cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione – ammonisce Benedetto XVI – non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza – conclude – ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa».

AIUTO ALLA FAMIGLIA – «Certamente – ha detto il Papa – molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia – ha proseguito – per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno. Non possiamo però nasconderci che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli – ha osservato il Papa – sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro. E’ necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia – ha concluso Benedetto XVI – per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno».

CARFAGNA – «Il problema non è discutere la 194, ma applicare la cultura della vita che in questi trent’anni, come dice giustamente il Papa, è stata svilita. Serve una normativa a favore della famiglia che incentivi le nascite e a favore delle donne affinchè rinuncino ad abortire». Lo afferma Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità.

MUSSOLINI – Ma c’è chi all’interno del Pdl non la pensa così. «Quando si parla di famiglia e di maternità anche l’attuale legge 194 deve poter essere messa in discussione» sostiene Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale e deputata del Pdl. Replicando al ministro delle Pari opportunità la Mussolini spiega che «difatti, non si aiuta di certo il percorso a sostegno della vita eliminando argomenti scomodi o eludendo uno dei contenuti essenziali del dibattito». Il tema della maternità, incalza Mussolini, «è assai complesso perchè impatta sul concetto di democrazia paritaria, sul mondo del lavoro, sugli incentivi fiscali ed economici, sui servizi sociali e altro ancora. Escludere dal confronto uno solo di questi argomenti, tra cui l’attuale legge sull’aborto sarebbe un grave errore.»

 

LA DIFESA DEI VALORI

 Benedetto XVI al Movimento per la vita: «La difesa della vita umana è diventata oggi più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo»
«Il rispetto della vita, è la prima giustizia»

Il Papa: la legge sull’aborto non ha risolto i problemi, ma aperto ulteriori ferite nelle società


Pubblichiamo il testo inte­grale del discorso pronun­ciato ieri da Benedetto XVI ai rappresentanti del Movi­mento per la vita

C ari fratelli e sorelle, con vivo piacere vi accolgo quest’oggi, e a ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto. In primo luogo, saluto monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, e i sacerdoti presenti. Un saluto speciale indirizzo all’onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, e sentitamente lo ringrazio per le gentili parole che mi ha indirizzato a nome vostro. Saluto i membri del Direttivo nazionale e della Giunta esecutiva del Movimento per la vita, i presidenti dei Centri di aiuto alla vita e i responsabili dei vari servizi, del Progetto Gemma, di Telefono verde, Sos Vita e Telefono rosso. Saluto, inoltre, i rappresentanti dell’Associazione Papa Giovanni XXIII e di alcuni Movimenti per la vita europei. Attraverso di voi, qui presenti, il mio pensiero affettuoso si estende a coloro che, pur non potendo intervenire di persona, sono spiritualmente a noi uniti.
Penso specialmente ai tanti volontari che, con abnegazione e generosità, condividono con voi il nobile ideale della promozione e della difesa della vita umana fin dal suo concepimento. La vostra visita cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa.
Certamente molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze.
Tanto impegno, in verità, in questi anni è stato profuso, e da parte non solo della Chiesa, per venire incontro ai bisogni e alle difficoltà delle famiglie. Non possiamo però nasconderci che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli, sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro. È necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno. Per i cristiani resta sempre aperto, in questo ambito fondamentale della società, un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Per questo, cari fratelli e sorelle, domando al Signore di benedire l’azione che, come Centro di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, voi svolgete per evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili, operando nel contempo sul piano dell’educazione, della cultura e del dibattito politico. È necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile, perché il seguace di Cristo è chiamato ad essere sempre più ‘profeta’ di una verità che mai potrà essere eliminata: Dio solo è Signore della vita. Ogni uomo è da Lui conosciuto e amato, voluto e guidato.
Qui soltanto sta l’unità più profonda e grande dell’umanità, nel fatto che ogni essere umano realizza l’unico progetto di Dio, ognuno ha origine dalla medesima idea creatrice di Dio. Si comprende pertanto perché la Bibbia afferma: chi profana l’uomo, profana la proprietà di Dio (cfr Gn 9,5). Quest’anno ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo il cui merito è stato quello di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali, di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti. Come ho recentemente ricordato, nella mia visita all’Onu, ai membri delle Nazioni Unite, «i diritti umani debbono essere rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori. La promozione dei diritti umani rimane quindi la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza». Per questo è oltremodo lodevole anche il vostro impegno nell’ambito politico come aiuto e stimolo alle istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola «dignità umana». La vostra iniziativa presso la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, nella quale affermate i valori fondamentali del diritto alla vita fin dal concepimento, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, del diritto di ogni essere umano concepito a nascere e ad essere educato in una famiglia di genitori, conferma ulteriormente la solidità del vostro impegno e la piena comunione con il Magistero della Chiesa, che da sempre proclama e difende tali valori come ‘non negoziabili’. Cari fratelli e sorelle, incontrandovi il 22 maggio del 1998, Giovanni Paolo II vi esortava a perseverare nel vostro impegno di amore e difesa della vita umana, e ricordava che, grazie a voi, tanti bambini potevano sperimentare la gioia del dono inestimabile della vita. Dieci anni dopo, sono io a ringraziarvi per il servizio che avete reso alla Chiesa e alla società.
Quante vite umane avete salvato dalla morte!
Proseguite su questo cammino e non abbiate paura, perché il sorriso della vita trionfi sulle labbra di tutti i bambini e delle loro mamme. Affido ognuno di voi, e le tante persone che incontrate nei Centri di aiuto alla vita, alla materna protezione della Vergine Maria, regina della famiglia, e mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, di cuore benedico voi e quanti fanno parte dei Movimenti per la Vita in Italia, in Europa e nel mondo.

Benedetto XVI

«La Chiesa non si stanca di ribadire il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo e promuove iniziative a sostegno delle donne e delle famiglie» «Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno»


Il presidente della Repubblica: «Non dovrà più accadere che una donna rinunci alla
maternità per ragioni economiche». Il no all’aborto? «Responsabile e lungimirante»
Fermare l’aborto, finalmente si ragiona

Consensi per Napolitano. Riflessi laicisti condizionati contro il Papa

DA ROMA

PIER LUIGI FORNARI

I n ventiquattro ore il te­ma dell’aborto, e soprat­tutto delle misure che possono prevenirlo, torna ad occupare il dibattito politico. Domenica è stato il caso di u­na lettera del presidente del­la Repubblica, Giorgio Napo­litano, in risposta ad una la­voratrice precaria che pensa­va di abortire. Il Capo dello Stato ha evidenziato la ne­cessità che il nuovo Parla­mento affronti le politiche ri­volte alla famiglia, renden­dola conciliabile con la vita lavorativa. Ieri a far riflettere è stato il discorso di Bene­detto XVI al Movimento per la vita.
Sono unanimemente positi­vi i commenti a Napolitano, che tra l’altro ha condiviso «la felicità» della donna per la scelta «responsabile e lungi­mirante », di non abortire. Mentre nel caso del discorso del Papa, che pure ha solleci­tato politiche in favore della maternità, in diversi casi è scattato, soprattutto nel cen­trosinistra, il riflesso condi­zionato della difesa della 194. «Non deve più accadere che una giovane donna rinunci alla maternità per ragioni e­conomiche », è stato il com­mento entusiasta alle parole di Napolitano del ministro ombra del Pd per le Pari Op­portunità, Vittoria Franco, che ha provocato le critiche del radicale Silvio Viale: «La scelta di abortire o meno ri­guarda ognuno di noi». Nel Pd, tuttavia, anche per Anna Paola Concia «l’intervento del Capo dello Stato è un grande passo in avanti per la crescita civile del nostro Pae­se ». «La politica raccolga que­st’appello », ha aggiunto nel medesimo partito Enrico Letta.
Consensi per il richiamo di Napolitano anche dalla mag­gioranza, dove il neoministro Mara Carfagna l’ha definito «alto e nobile», assicurando che rappresenta «la bozza programmatica» del suo im­pegno alla guida delle Pari Opportunità. «È attraverso la nascita di una nuova vita che una Nazione trova legittima­zione e si rinnova», ha com­mentato il ministro per le Po­litiche giovanili, Giorgia Me­loni. E Eugenia Roccella (Pdl) ha raccolto «con convinzio­ne » l’appello «a rimettere al centro della politica la ma­ternità, troppo a lungo con­finata nello spazio privato». Nell’Udc, poi, Luca Volonté ha auspicato «un ampio di­battito in Parlamento in vista del Dpef».
Sul discorso del Papa, invece, il consenso è accompagnato dai consueti riflessi condi­zionati laicisti (e da non po­ca approssimazione). Per l’ex ministro della Salute, Livia Turco, quella del Papa è «una preoccupazione che non è giustificata dai fatti», anche se c’è bisogno di «politiche a favore dei figli per conciliare lavoro e famiglia riconoscen­do alle donne fiducia per le loro capacità morali». La 194 «non va toccata», ha soste­nuto sempre nel Pd Rosaria Iardino. «È una legge che ha funzionato, dimezzando in questi 30 anni gli aborti», ha concordato Vittoria Franco, aggiungendo però che va po­tenziato «l’aspetto della pre­venzione ». «È stato pratica­mente cancellato l’aborto clandestino», ha addirittura vantato il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, lanciando un appello alla «re­sponsabilità politica». Anche per Dorina Bianchi la 194 «ha portato portato grandi risul­tati ».
Ma nel Pdl, per Isabella Ber­tolini è necessario aprire un dibattito «sull’eventualità di mettere mano ad una legi­slazione che, nel tempo, ha mostrato difetti e limiti signi­ficativi ». Barbara Saltamarti­ni ha sostenuto che le parole Papa «richiamano ad una ri­flessione che oggi più che mai è opportuno aprire sul tema della vita». E ancora la Carfa­gna, ritiene che «il problema non è discutere la 194, ma ap­plicare la cultura della vita che in questi trent’anni, co­me dice giustamente il Papa, è stata svilita. Serve una nor­mativa a favore della famiglia che incentivi le nascite e a fa­vore delle donne affinché ri­nuncino ad abortire». «O si dà ragione al Papa o si difen­de la legge sull’aborto», l’ha criticata la radicale Maria An­tonietta Farina Coscioni, e­letta alla Camera nelle liste del Pd. Ma per Arturo Ian­naccone, del Movimento per l’autonomia, è una «verità» che a 30 anni dall’approva­zione della 194, «difendere la vita umana è diventato più difficile». Esplicito l’udc Lu­ca Volonté: «Vita e famiglia contengono una sacralità in­nata. Bene ha fatto il Papa a rivolgere un appello per la lo­ro difesa».

Casini: «Sulla 194 è ora di voltare pagina»

DA ROMA SALVATOREMAZZA
on il permettere l’aborto non solo non sono stati risolti «i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari», ma è stata aperta «una ulteriore ferita nelle nostre società». Per questo «è ne­cessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la pri­ma giustizia da applicare»; e lo è tanto più oggi, nel ses­santesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, in quanto «i diritti umani debbono es­sere rispettati quali espressione di giustizia e non sempli­cemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori».
Benedetto XVI s’è così rivolto ieri mattina ai membri del Movimento per la Vita, tornando a sostenere le ragioni che devono spingere verso il rifiuto dell’aborto e, nello stesso tempo, lodando il lavoro svolto dai suoi ospiti in tre decenni di impegno sia sul versante della solidarietà concreta alle madri in difficoltà, sia su quello delle iniziative di sensibilizzazione rispetto alla difesa della vita, impegno diventato «oggi praticamente più difficile, per­ché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affi­dato al giudizio del singolo».
Occasione dell’udienza, che ha visto nell’Aula delle Benedizioni oltre un mi­gliaio di aderenti del Movimento per la Vita, l’inizio delle manifestazioni da questo promosse a trent’anni dall’introduzione in Italia della legge 194. U­C na legge, secondo il presidente del MpV Carlo Casini, che ha incontrato i gior­nalisti al termine dell’udienza, «che va cambiata, senza alcun dubbio». «Mol­ti – ha affermato Casini – dicono che la 194 va “applicata integralmente”, ma noi diciamo: no, è una legge che va modificata, perché in essa ci sono un sac­co di belle parole messe lì solo per ingannare la gente. Certo, un cambiamento graduale, e certamente non vogliamo che le donne che abortiscono finisca­no in prigione, ma è venuto il momento di voltare pagina». Tra i meriti del Movimento, oltre certamente a quello di a­ver «aiutato oltre 100mila donne a mettere alla luce il pro­prio figlio», Casini rivendica come merito dei membri del MpV di «aver contribuito a non chiudere il capitolo abor­to. E deve venire il momento – aggiunge – in cui cattolici e non cattolici si confrontino serenamente sulla questione». È in questa direzione che si muove l’iniziativa, particolar­mente lodata anche dal Papa nel suo discorso, della peti­zione che verrà presentata il prossimo mese di dicembre all’Unione Europea “Per la vita e la dignità dell’uomo” «per­ché la vita fin dal concepimento e la famiglia – spiega Casini – vengano po­ste al centro dell’attenzione dei legislatori».
Nel suo saluto al Pontefice, ripercorrendo i trent’anni di impegno del MpV, Casini ha detto tra l’altro: «Ci domandiamo: se poche persone, e con pochi mezzi, hanno potuto ottenere un così rilevante risultato, quanto maggiore sarebbe il beneficio se vi fosse l’impegno dello Stato e della società tutta in­tera? ».
Il merito del Movimento per la vita è quello di non aver chiuso il capitolo su questo tema. Cattolici e non cattolici devono confrontarsi serenamente

GLI APPELLI DI BENEDETTO XVI E DEL CAPO DELLO STATO
QUELLE VOCI SIMMETRICHE CI INDICANO LA VERÀ PRIORITÀ
MARINA CORRADI

Q
ualcosa che somiglia a u­na condivisa preoccupa­zione. Nel giro di poche o­re il Papa e il presidente della Repubblica hanno parlato di a­borto e di famiglia. Prima Na­politano, rispondendo alla let­tera di una donna che aveva pensato di rinunciare al figlio per le difficoltà materiali che la maternità le poneva. Poi Bene­detto XVI, incontrando ieri il Movimento per la Vita a pochi giorni dal trentennale della leg­ge 194. Accenti e sguardi diver­si, naturalmente. E tuttavia an­che, in alcuni passi, come la traccia di una simmetria. Sia il Papa che Napolitano si sono soffermati sulla insicurezza del lavoro e sulla difficoltà di man­tenere dei figli che gravano sul­le giovani coppie. Sia il Papa che Napolitano hanno esortato le istituzioni e dunque la politica a rimettere al centro la difesa della vita e della famiglia. Il pre­sidente ha ricordato quella «missione essenziale» sancita dalla Costituzione a «mantene­re, istruire ed educare i figli».
È una convergenza, quella fra le parole di Benedetto XVI e del­la prima carica dello Stato, che rincuora e che dà qualche mo­tivo di speranza. Rincuora, do­po una stagione in cui in Italia si è sentito parlare di famiglia soprattutto per parlare di «al­tre » e alternative «famiglie», e di maternità quasi solo per ri­badire il «diritto» all’aborto o il «diritto» al figlio sano, questo ritrovarsi di due voci dalla sto­ria così diversa attorno alla ur­genza di rimettere al centro la famiglia e la maternità. E dà qualche speranza, quel loro ap­pello alla politica, simmetrico sebbene da alcuni asimmetri­camente accolto. Perché, dicia­molo, che il Papa esorti a occu­parsi di vita non è certo una no­vità; ma che lo faccia un presi­dente laico, proveniente dalla storia del Pci, e nelle stesse ore, non è cosa di tutti i giorni.
Poi, certo, il discorso di Bene­detto XVI si allontana da quel condiviso appello e risale più indietro, alle radici della cultu­ra che da decenni ha impresso il suo marchio in questo Paese. Trent’anni dopo, ha detto con chiaro riferimento alla 194, di­fendere la vita è diventato più difficile, «perché si è creata una mentalità di progressivo svili­mento del suo valore, affidato al giudizio del singolo». È un’a­nalisi netta: la legge non solo le­galizzò l’aborto, ma operò sul­la percezione collettiva di che cosa l’aborto è. La soppressio­ne di un figlio, una volta elimi­nato il reato, ha cominciato a essere avvertita come qualco­sa di meno grave; che vera­mente poi di un figlio si tratti, e non di un nulla, può dipende­re oggi dal fatto che i genitori quel figlio lo desiderino, oppu­re no (in un servizio televisivo abbiamo visto una coppia chia­mare «bambino» l’embrione di due mesi voluto e prodotto in provetta, mentre di «bambini» uguali ne vengono cancellati in Italia 130 mila l’anno: è un fi­glio, solo se lo desidero).
La 194 dunque ha cambiato il nostro modo di pensare all’a­borto. Forse, in maniera meno evidente ma profonda, è inter­venuta anche sul modo di pen­sare alla propria vita. Cin­quant’anni fa davanti a una gra­vidanza imprevista c’erano, sì, gli aborti clandestini, ma c’era­no anche tante coppie che – ri­conoscendo in quel figlio inat­teso una evidenza innegabile – formavano una famiglia. Sacri­ficando forse libertà e ‘auto­realizzazione’. Però diventan­do a poco più di vent’anni a­dulti, e costruendo insieme. Scelta che rifletteva un colletti­vo ‘favore per la vita’ che oggi manca. Come un vederla, e ri­conoscerla; magari rifiutarla anche, per disperazione; ma senza chiamare orgogliosa­mente questa scelta ‘diritto’.
La politica aiuti a «mantenere, istruire ed educare i figli», ha detto il presidente citando la Costituzione. Ricominciamo da questi diritti. Anche se farli nascere, i figli, è «la prima giu­stizia » – e questo lo ha detto il Papa. Chissà che, insieme, le parole di due ottantenni dalle storie così lontane e divise non inducano l’Italia a riflettere. E ad agire.