Su questo blog ho già parlato del dottor Valter Tarantini. Sul Qn di oggi, abbiamo pubblicato un’ampia intervista con lui. Tarantini dice cose importanti, se vogliamo anche rivoluzionarie. Mi farebbe piacere sapere cosa voi ne pensate. Senza pregiudizi e preconcetti. Prima leggete cosa dice Tarantini. Ecco il testo dell’intervista.
Dice due cose. La prima: “Per molte donne abortire è come togliersi una verruca”. La seconda: “Facciamo pagare l’aborto a chi vi ricorre dalla seconda volta in poi”.
Le dice grosse. Fino a potersi chiedere: ma questo tizio chi è, un infiltrato di Giuliano Ferrara o magari un inviato del cardinale Camillo Ruini?
No. Il bello della storia è che il signore in questione potremmo addirittura ribattezzarlo “mister aborto”. Si chiama Valter Tarantini ha 59 anni, fa il ginecologo da più di 30 e dal 1978 pratica interruzioni volontarie di gravidanza: è uno dei medici italiani che ne ha fatte di più. Migliaia. «Non le conto, ma sono tante. Sempre troppe».
Che ci combina Tarantini, cambia idea? Si converte? Vuole magari entrare nell’altra metà (56%) di ginecologi che fanno obiezione di coscienza? Macché: “Continuerò a far abortire le donne italiane”.
Si racconta: “Credo in Dio, ma sono il classico cattolico della domenica. Anzi, neanche della domenica: a messa non ci vado mai. Dimenticavo: sono alla terza moglie…”. Milanese di nascita, bolognese d’adozione, ha girato l’Italia: ora lavora all’Ausl di Forlì.
‘Abortire per molte donne è come togliersi una verruca’: ci lasci dire che la sua è una definizione molto forte…
“Gliela spiego con un esempio: l’altro giorno sono venuti qui marito e moglie di 27 e 26 anni, sposati da sei mesi. Lei era incinta. Mi hanno detto: ’Noi lo vogliamo un bambino, ma adesso è ancora presto, fra due anni andrà bene’. Ha abortito. Va bene così? Per me no”.
Ma in casi del genere lei, rispettando la legge, 194 non può dire: ’No, io lei non la faccio abortire, non ha i requisiti’?
“Figuriamoci, passerei dei guai. Loro mi risponderebbero: e allora mi butto dalla finestra e il motivo serio arriva. La legge 194 è ormai un mezzo di controllo delle nascite. Va cambiata, io mi batterò per questo. Ne ho parlato già con dei politici, incontrerò presto anche Gianfranco Fini.E le dico un’altra cosa: lo sa che la stragrande maggioranza delle donne che vengono da me sono recidive?”
Il 26% delle donne ricorre almeno due volte all’aborto…
“Da me la percentuale è ancora più alta. Il record l’ho avuto a Taranto: una donna ha abortito 40 volte. Non scherzo. Lo faceva tre volte all’anno”.
Beh, queste sono le eccezioni…
“Quaranta sì. Ma quattro o cinque no. Una volta cercai di dire a una donna di stare più attenta e lei mi rispose: ’Dottore, non capisce quello che sto provando?’. Aveva ragione, era al suo quinto aborto: certo che non la capivo. Le racconto nell’ordine cosa mi chiede la maggior parte delle donne dopo aver abortito: 1) quando posso mangiare? 2) quando posso riavere rapporti sessuali? 3) ma era un maschietto o una femminuccia? Una poi mi ha domandato: mi lascia una foto ricordo? Preciso: del feto abortito, non mia”.
Scusi, la domanda: ma se la situazione è questa e lei, come ci ha detto fuori intervista ’si è rotto le scatole’, perchè continua a farli gli aborti?
“Perchè, per fortuna, non tutte le donne sono così. Ci sono donne che hanno davvero bisogno dell’aborto. E soffrono: al momento dell’Ivg e anche dopo. Ecco, io continuo a fare questo lavoro pensando a loro. Ma sono sempre meno, mi creda”.
Lei alle donne che vengono qui cosa dice?
“Che se c’è anche il minimo dubbio, tenere il bambino non è mai un errore”.
Soluzioni?
“L’aborto è invincibile e credo sia un atto dovuto e legale che non dà comunque lustro a nessuno dei partecipanti. Però io due idee le avrei…”.
Avanti con la prima.
“Usiamo di più i metodi contraccettivi. In Europa siamo al terz’ultimo posto per l’uso della pillola. Se qualcuno mi dice che la pillola fa male io replico che non è vero che fa male. E aggiungo: ma anche se facesse male, perché, l’aborto fa per caso bene?”.
La seconda idea è quella di far pagare?
“Sì, il primo aborto è gratis. Poi si paga”.
Beh, con questa la scannano vivo…
“Bisognerà pur mettere dei paletti, no? Non dia retta alle statistiche che parlano di diminuzioni di aborti; se li rapportiamo ai bambini nati, sono sempre quelli. E lo sa che ogni Ivg costa allo Stato 1280 euro? E allora: se una coppia non sta attenta e non usa precauzioni, si paga l’intervento. Gli aborti calerebbero e sarebbe un bene per tutti. Mica stiamo curando una malattia”.
Senta, parliamo di quell’embrione, di quel feto, di quel bambino o di ’quella cosa lì’ che lei, tante volte, non ha fatto nascere. E’ vita?
“E’ vita, è vita. E a dodici settimane è già formato. Ogni volta, mi creda, mi viene un fegato così. Ed è tremendamente diverso abortire a 12 settimane o a 8. Se proprio si deve fare, facciamolo il prima possibile. Mi piacerebbe chiedere a tutti i ragazzi che costruiranno l’Italia del futuro: ma lo sapete di che cosa stiamo parlando?”.
Lo sanno?
“Temo di no. Per troppo tempo, con il silenzio e magari un po’ di vergogna, abbiamo censurato questo tema”
Col risultato che…
“Col risultato che abortire è diventato come togliere una verruca…”
Di nuovo?
“E’così. E chi lavora sul campo come me, lo sa”.