“TROPPO TARDI, NOI NON POSSIAMO, LAGGIÙ LO FANNO PER LE STESSE RAGIONI PER CUI LO FAREMMO NOI, PER RAGIONI SOCIALI”

Un’inchiesta del Sunday Telegraph ha rivelato che il British Pregnancy Advisory Service (BPAS), l’istituto sovvenzionato dal National Health Service che in Inghilterra è il principale fornitore di assistenza per operazioni di aborto, sta facilitando l’interruzione illegale di gravidanze sane in fase avanzata per centinaia di donne senza una giustificazione medica. Numerose registrazioni video e audio hanno smascherato un’orrenda industria clandestina, per mezzo della quale donne incinte di bambini sani che hanno superato la soglia legale di ventiquattro settimane e che vogliono abortire per motivi “sociali” si recano in una clinica spagnola con una raccomandazione del BPAS. La scorsa settimana il personale della Clinica Ginemedex di Barcellona ha accettato di eseguire l’aborto per una giornalista in incognito, incinta di un bambino sano di ventisei settimane, che era stata iviata alla clinica dal BPAS, senza nemmeno chiederle i motivi della sua decisione. I neonati di ventisei settimane hanno il 75 per cento di probabilità di sopravvivenza. La giornalista (che non aveva mai avuto intenzione di abortire) all’ultimo momento ha detto di avere cambiato idea. Il personale ha confessato di avere eseguito aborti su donne incinte anche di trenta settimane e ha anche ammesso di “giocare con la legge, sicché non è del tutto legale”. In Spagna questo genere di aborti è illegale, punibile con condanne fino a tre anni di detenzione. Analogamente, “raccomandando” questa clinica alle donne inglesi consapevoli di non avere alcuna ragione legalmente giustificabile per fare un aborto, il BPAS sta probabilmente violando l’Abortion Act del 1967, in virtù del quale “qualsiasi cosa fatta con l’intenzione di provocare un aborto è illegale”, a meno che la persona incinta si trovi in certe precise condizioni. Le uniche condizioni valide per un aborto dopo le ventisei settimane sono gravi menomazioni fisiche del feto o seri rischi per la salute della madre. In Spagna, la legge è ancora più severa, e la sola possibilità di fare un aborto dopo le ventidue settimane sono gravi rischi per la salute della madre. Il personale della Ginemedex ha ripetuto a vari giornalisti in incognito di falsificare i documenti in modo da fare apparire che la madre “soffre di gravi problemi ginecologici”. Malgrado questa evidente illegalità, il BPAS continua a consigliare la Ginemedex a chi vuole fare un aborto dopo le ventiquattro settimane. Il personale della clinica ha confermato gli “stretti rapporti” con il BPAS e ha ammesso che otto pazienti su dieci sono inglesi, raccomandati alla clinica dal BPAS. Alla Ginemedex si effettuano fino a sette aborti al giorno, per quattro giorni alla settimana. Il BPAS ottiene dal NHS contratti per il valore di 10 milioni di sterline annue (circa il 70 per cento dei suoi fondi) per eseguire circa trentacinquemila aborti autorizzati all’anno. “E’ legale?” “Non è non-illegale” Tutta la vicenda smascherata dal Sunday Telegraph è cominciata quando una giornalista incinta ha contattato il BPAS presentandosi come una donna che voleva abortire. La giornalista ha chiesto se si poteva fare nelle cliniche del paese un aborto in fase di gravidanza avanzata. Nel corso di numerose telefonate con vari consiglieri del BPAS (tutte registrate) alla giornalista è stato ripetutamente consigliato di rivolgersi alla Ginemedex. “A Barcellona eseguono aborti anche dopo le ventiquattro settimane”, è stato detto alla giornalista. Durante una conversazione la giornalista ha detto ad una consigliera del BPAS di nome Cheryl di essere incinta di oltre venticinque settimane. Cheryl le ha consigliato di contattare la Ginemedex dicendo: “Laggiù possono farlo quando noi non possiamo più”. Poi la giornalista ha chiesto: “E’ legale farlo dopo le ventiquattro settimane in Spagna?” “Sì, sì – è stata la risposta – lo fanno per le stesse ragioni per cui lo faremmo noi. Per ragioni sociali”. A una nuova e più pressante domanda sul fatto se in Spagna fosse legale fare un aborto dopo venticinque settimane di gravidanza senza una specifica motivazione medica, Cheryl ha risposto “Sì, non è non-illegale”. Quando ha contattato la Ginemedex, la giornalista ha parlato con un membro del personale di nome Carla, la quale le ha detto che non c’era nemmeno bisogno che fornisse una ragione. Poi ha aggiunto: “Superata una certa fase della gravidanza dobbiamo aggirare un po’ le leggi”. Quando la giornalista ha preso un appuntamento per l’aborto, un altro membro del personale di nome Jimena le ha detto: “Se lei ha una gravidanza sana e vuole lo stesso fare un aborto, dobbiamo scrivere sulla cartella clinica che c’era un emergenza ginecologica, cosa che è prevista dalla legge”. Jimena le ha detto che il prezzo per un aborto a venticinque settimane era di 2.077 sterline, e che la cifra aumentava per ogni settimana ulteriore. La scorsa settimana altre due giornaliste inglesi sono state alla Ginemedex facendo finta di volere abortire, e il personale della clinica ha spiegato loro nuovamente i metodi per aggirare le leggi spagnole (e questa volta è stato filmato con una telecamera nascosta). Le due giornaliste hanno incontrato alcune donne inglesi che erano state raccomandate alla Ginemedex dal BPAS anche se la loro gravidanza era apparentemente normale. Jimena, dopo avere detto che otto pazienti su dieci erano inglesi e che la maggior parte erano stati raccomandati dal BPAS, ha aggiunto: “Abbiamo rapporti molto stretti con il BPAS. Siamo direttamente in contatto con Carolyn Phillips” (il direttore operativo del BPAS). “In Inghilterra si può fare un aborto soltanto entro le ventidue settimane; ma qui possiamo farlo anche dopo, e quindi il BPAS ci manda tutte le pazienti incinte di oltre ventidue settimane”. La sera scorsa la signora Phillips ha inizialmente negato qualsiasi legame con la Ginemedex. Poi, messa sotto pressione, ha ammesso che i centralinisti telefonici del BPAS avevano ricevuto l’istruzione di dare il numero della Ginemedex. Ha anche ammesso di avere partecipato a una conferenza organizzata dalla Ginemedex lo scorso anno e ha detto: “Ho incontrato alcuni membri del personale della clinica qualche settimana fa in una conferenza svoltasi a Vienna”. Ha dichiarato di non conoscere la legge spagnola sull’aborto, ma ha aggiunto che pensava che “in determinate circostanze” fosse permesso fare un aborto dopo la ventiquattresima setti- mana. Quando le è stato riferito che la Ginemedex aveva ammesso di falsificare le cartelle cliniche per fare apparire legali gli aborti, la signora Phillips ha messo fine alla conversazione. John Reid, il ministro della Sanità inglese, ha dichiarato: “Dopo lunghi e difficili dibattiti sul tema, l’opinione del Parlamento sulla legge inglese a questo proposito è assolutamente chiara. Se c’è la prova che la volontà del Parlamento non viene rispettata e che la legge di un altro paese europeo viene infranta da un’organizzazione che riceve finanziamenti pubblici si tratterebbe in effetti di una situazione molto grave. Se il Sunday Telegraph mi farà avere la documentazione, chiederò che la questione sia immediatamente indagata”.

Daniel Foggo e Charlotte Edwardes
© The Sunday Telegraph – Il Foglio, 12 ottobre 2004 (traduzione di Aldo Piccato)