TORINO
Dicono che non sono più disposte a trattare quei feti come rifiuti da buttare in un contenitore di plastica e bruciare nell’inceneritore. Dicono che non prenderanno più in mano un bimbo mai nato per eliminarlo come «rifiuto speciale». Perché la legge considera così i feti abortiti sotto le 20 settimane di gestazione: rifiuti speciali. Da smaltire, anziché seppellire.
Giorgia Moriotti, caposala dei laboratori e delle camere mortuarie al Sant’Anna, insieme alla collega Adriana Ruminati lancia un appello al Comune e alla Regione: «Chiediamo a Torino e al Piemonte di imitare la Lombardia, dove tutti i feti, prima e dopo le venti settimane, hanno diritto a una sepoltura». Una richiesta di umanità, in un momento così tragico, indipendentemente dal periodo di gestazione. «Sia chiaro – precisano – il Sant’Anna, come tutti gli ospedali, rispetta la legge. La nostra non è assolutamente una battaglia contro l’azienda. Ma le leggi si possono cambiare. Non ce la sentiamo più di prendere questi corpicini, avvolgerli in telini e buttarli come fossero immondizia». Detto fatto: la caposala ha disposto che quei contenitori vengano custoditi fuori dalle camere mortuarie, in un’altra sala, chiusa a chiave. E ha fatto staccare il frigo che li conservava fino alla partenza per l’inceneritore.
«Rifiuti speciali» significa finire insieme ai resti delle autopsie, agli «scarti» dell’anatomia patologica. «Alle mamme – spiegano in ospedale – dovrebbero dire che hanno diritto ad avere il feto, se fanno richiesta entro 24 ore dall’espulsione». Ma non tutti se la sentono di spiegarlo, nel momento in cui una donna si trova di fronte a una realtà così tragica. «Non si può caricare di un dolore in più una donna, in certe situazioni. Ci vuole più tempo, il tempo di capire e accettare».
Riflettono al Sant’Anna: «Chissà quante mamme pensano che i loro figli mai nati siano in un angolo del cimitero, accanto ad altri bimbi. E’ quello che spesso, per pietà, lasciamo che credano», ammette Adriana Ruminati. Ma è un silenzio insopportabile, soprattutto per una donna. Quindi insieme alla collega Moriotti chiede che anche a Torino ci sia uno spazio, oltre al campo per i feti oltre le venti settimane, per queste creature ancora più piccole ma non per questo meno amate: «Chiamiamolo “limbo”, chiamiamolo “silenzio degli innocenti”, ma permettiamo a tante mamme di portare un fiore, una macchinina o una bambolina a un figlio o a una figlia di cui avranno solo la tomba».