Quando rimasi incinta del mio primo figlio andai in un consultorio a farmi visitare. La ginecologa, una volta accertata la gravidanza, fece una faccia contrita e mi chiese: «Che facciamo? Lo vuole tenere?». Rimasi allibita. Ma come? A 37 anni aspettavo un figlio dall’uomo che amavo e la dottoressa mi paventava la possibilità di abortire?
Altre volte mi è capitato di conoscere persone che avevano pensato di interrompere la gravidanza e poi ci avevano ripensato; una mia amica è arrivata fino in sala operatoria, oggi guardo suo figlio e rimango incredula al pensiero che poteva non essere qui. Con questo non voglio dire che non vada difesa l’autoderminazione della donna. È chiaro che nessuno può costringere una persona a portare avanti una gravidanza se non vuole. Ma mi sembra altrettanto chiaro che nessuno può imporre al medico di effettuare un intervento così controverso.
Il problema è che oggi i ginecologi obiettori di coscienza sono la stragrande maggioranza, in alcune regioni oltre ol 90%. E quei pochi che non obiettano sono costretti a praticare interruzioni di gravidanza tutto il giorno senza poter dedicarsi ad altro. I non obiettori sono ghettizzati, derisi, ostacolati nella carriera. I colleghi li prendono in giro e li chiamano «gratta, gratta». Questo è chiaramente intollerabile e crea situazioni in cui è impossibile applicare la legge.
Date queste premesse mi domando se non sia doveroso ripensare la 194. Non ho ricette pronte, questo post è un sasso lanciato nello stagno di una futura discussione. Penso che andrebbe stabilito un tetto per le obiezioni di coscienza negli ospedali ma anche per il numero di aborti, non è tollerabile ricorrere all’Ivg più volte nella vita quando ci sono a disposizione contraccettivi facili e sicuri. E poi si potrebbe pensare a deipercorsi alternativi per le donne che non vogliono tenere il bambino come la possibilità di una pre-adozione da parte di una famiglia sterile con una sorta di mantenimento per tutta la gravidanza. Un po’ come nel film La scelta di Juno.
Ma questa è solo una idea. L’importante è superare la contrapposizione tout court tra abortisti e anti-abortisti, affrontiamo il tema senza paura. Non deve e non può essere più un tabù.