ROMA, martedì, 14 novembre 2006 (ZENIT.org).- Domenica 12 novembre è stato inaugurato a Roma il primo C.A.F.T. (Centro di Aiuto per il Feto Terminale), in via Varzi 3, nelle vicinanze del Policlinico Gemelli.
Si tratta di un piccolo appartamento che verrà dedicato agli incontri con le famiglie e con gli specialisti della Quercia Millenaria Onlus, una Associazione nata per tutelare la maternità e la vita nascente, in particolare in caso di una gravidanza patologica e di feti cosiddetti “terminali”.
Erano presenti all’inaugurazione il professor Giuseppe Noia, Direttore del Comitato Scientifico della Onlus e specialista in medicina prenatale al Policlinico Gemelli di Roma, Padre Angelo Serra, S.I., professore emerito di Genetica Umana alla Università Cattolica di Roma e membro, fra l’altro, della Pontifica Accademia per la Vita, insieme a Carlo e Sabrina Paluzzi, Presidenti dell’Associazione, le famiglie della rete di solidarietà, molti amici, diversi giornalisti e tanti bambini.
Padre Serra ha svolto il rito di benedizione della casa, sottolineando l’urgenza di non far mancare all’Associazione la linfa vitale della fede, perché affondando le radici in questo alimento spirituale, “La Quercia Millenaria” non seccherà, anzi diverrà sempre più un luogo ospitale alla cui ombra le coppie in difficoltà potranno trovare riposo.
L’appartamento in via Varzi offrirà questo: un caminetto acceso, le icone alle pareti (una ritrae Maria incinta con accanto Giuseppe, provati, ma abbracciati e solidamente appoggiati al bastone della fede), una Bibbia aperta. Sarà un luogo bello, dove le famiglie potranno trovare ospitalità, conforto umano e supporto scientifico.
Intervistato da ZENIT, Massimo Losito, docente di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e coordinatore del Comitato Scientifico della Onlus, ha spiegato che “le coppie e in genere le mamme che contattano l’Associazione sono smarrite. Si trovano ad affrontare l’assurdo di un feto destinato al feretro e spesso sono sole e senza speranza”.
“Molti parenti non capiscono, molti medici deludono, molti pensieri inquietano. All’orizzonte sembra apparire solo il Golgota, la croce. Ma il più delle volte queste famiglie non desiderano cambiare strada, vogliono solo essere accompagnate lungo questa difficile via”, ha aggiunto il docente.
“L’Associazione – ha continuato il professor Losito – vuole dare coraggio a queste persone: come loro accolgono la vita, così il C.A.F.T. accoglie loro, gratuitamente. Del resto le nostre scelte quotidiane hanno una valenza escatologica, riguardano l’eternità. Nel Giudizio FInale ci verrà chiesto di tante persone che volevano essere da noi curate, visitate, ospitate…allora non potremo improvvisare, la nostra intera vita sarà la risposta”.
Si potrà sostenere l’attività dell’Associazione con donazioni o, per esempio, con l’acquisto di un cd di musica dedicata alla famiglia, realizzato dal professor Noia.
Il professor Noia ha annunciato che il prossimo 13 dicembre al Gemelli di Roma avverrà l’inaugurazione del C.A.F.T. con un convegno dedicato alle malformazioni urinarie che rappresenta l’occasione “per conoscere un modo scientifico ed etico per rispondere ad una gravidanza patologica, ad un figlio ‘inaspettato’, perché diverso dalle aspettative”.
“Le famiglie non vanno isolate – ha sottolineato lo specialista in medicina prenatale al Policlinico Gemelli di Roma –. La loro sofferenza, la sofferenza del loro bambino è un problema della comunità”.
“Inoltre – ha aggiunto il professor Noia –, una recente ricerca ha rivelato che nelle donne l’incidenza della depressione dopo un aborto è di tre o quattro volte superiore rispetto alle donne che non hanno compiuto una scelta simile: è profondamente diverso soffrire dando amore o soffrire togliendo amore”.
“Invece, con umanità e fede, grazie all’aiuto della buona medicina e all’accompagnamento di sacerdoti e psicologi e alla vicinanza delle famiglie che hanno già vissuto quest’esperienza, si può imparare ad essere genitori anche nel periodo dell’attesa di quel figlio diverso, disabile, terminale”, ha spiegato.
“La vita dei piccoli è nelle nostre mani – ha aggiunto Giuseppe Noia, citando Madre Teresa – e il feto terminale è il più piccolo fra i piccoli, il più debole”.
“Dopo la nostra personale esperienza con il nostro terzo figlio, Giona – ha commentato Sabrina Paluzzi, Presidente della Onlus – il desiderio più grande è stato quello di mettere a disposizione delle famiglie vittime di una diagnosi prenatale infausta, tutto quello che noi avremmo voluto nel periodo dell’attesa”.
La Paluzzi ha detto di aver sofferto spesso la mancanza di “medici pieni di umanità, coppie che capissero esattamente quello che noi provavamo in quel momento, e che pregassero con noi, e sostegno economico e fattivo durante gli spostamenti per le varie visite”.
“Questa Associazione e oggi il suo C.A.F.T., nascono per fornire questo servizio, e per ricordare che nella sofferenza Dio non si dimentica dell’uomo, ma anzi è ancora più vicino”, ha aggiunto.
“La sofferenza innocente rappresenta una domanda ineludibile – ha aggiunto infine Losito –. La risposta è nelle nostre mani. A volte la medicina le mani le alza in segno di resa; la società le mani le scuote, non vuole sporcarsele. Così ci presentano proposte inumane di rifiuto della vita, se disabile, come nelle recenti notizie riguardanti l’eutanasia sui bambini”.
“Invece le famiglie della Quercia, e molte altre come loro, hanno fatto delle loro mani la culla per accudire questi figli rifiutati da tutti, per accarezzarli e sorridere loro mentre si addormentano, lasciando in quegli occhi, che si chiudono a volte per sempre, l’immagine dell’amore”, ha poi.
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